
Il gruppo 2000-2001 delle parrocchie di san Quirino, san Pietro e san Prospero si è formato da poco: quest’inverno dopo le cresime dei 2001 abbiamo iniziato a fare i primi incontri insieme. Abbiamo parlato di cosa vuol dire essere un gruppo e di cosa significhi essere fratelli, più che amici. Ma su queste cose , si sa , la teoria conta fino ad un certo punto , così un bel giorno gli educatori ci comunicano che da quel momento in poi ci saremmo dedicati completamente alla realizzazione di un musical.
La cosa inizialmente non ci ha turbato molto ,anche perché sapevamo che prima o poi sarebbe successo: il gruppo dei 98-99 aveva fatto il musical su san Francesco due anni prima ed eravamo a conoscenza del fatto che ci saremmo dovuti passare anche noi. Prima di iniziare il lavoro ci siamo concentrati per diversi incontri su sant’Agostino , il protagonista dello spettacolo . Tutto il musical avrebbe narrato la sua storia ed era fondamentale conoscere ogni aspetto della sua vita. Con questo scopo i, i primi di novembre , ci siamo recati a Milano. Eravamo sulle tracce di uno dei santi più intriganti e controversi mai esistiti . La gita è durata tre giorni nei quali abbiamo visitato i luoghi chiave della vita di Agostino . E’ stato bellissimo e abbiamo avuto modo di conoscerci meglio , di divertirci e di fare gruppo, che non fa mai male.
Ma una volta tornati in palude, era il momento di iniziare a lavorare. Dopo una serie di provini eravamo tutti smistati in gruppi : c’era il gruppo delle scenografie , il coro ,gli attori e i ballerini. Io ero proprio dove speravo! Avrei recitato interpretando il ruolo di Patrizio, il padre megalomane di Agostino. Personalmente l’ho accolta come una sfida: non avevo mai recitato , ma ero sempre stato affascinato dal teatro.
Così con un ritardo importante sulla tabella di marcia ogni gruppo ha iniziato ad ingranare : era marzo qua
ndo il don ci ha detto qualcosa tipo: ”Adesso ci dobbiamo dare una mossa “. Gli educatori non facevano altro che ripeterci che mancava poco, ma nonostante al 18 aprile mancassero veramente pochi giorni , noi eravamo tutt’altro che preoccupati : per noi il bello era trovarsi , andare a fare le prove e raccontarsela quando non si provava la propria scena ; il bello era provare quel senso di eccitazione e curiosità che si percepisce quando si sta facendo qualcosa di mai fatto prima.
Insomma a noi che il teatro sarebbe stato pieno non fregava niente.
Poi il 18 sera arriva il momento.
Ti accorgi di non esser più così rilassato , l’adrenalina cresce , gli educatori sono più eleganti del solito e tu ti ritrovi in attesa, dietro le quinte, con un turbante e del fondotinta. La paura del palco si fa sentire. Quando poi per me è arrivato il momento di cantare, in duetto con mia moglie Monica, la prima canzone del musical , mi tremavano pure le gambe! Ovviamente, nonostante l’ansia e tutto il resto , lo spettacolo è stato un successo: alla fine il pubblico era entusiasta quasi quanto noi ragazzi!
Dico quasi perché è impossibile comprendere una tale magia , per chi non c’è dentro. Questo noi ragazzi lo sappiamo e quando la sera del 19 , conclusa la seconda e ultima replica, siamo andati a mangiare una pizza per festeggiare , abbiamo capito. Abbiamo capito perché abbiamo fatto il Musical , abbiamo capito dove possono arrivare 101 ragazzi che mettono in gioco i loro talenti con l’aiuto degli educatori, e abbiamo capito perché è impossibile vivere con distacco un’esperienza come questa.
Ci siamo guardati negli occhi e abbiamo notato che eravamo un po’ meno amici e un po’ più fratelli.
Marco Borghi