
Come si racconta un pellegrinaggio così intenso com’è stato quello di quest’estate in Israele?
Ho provato a farlo raccogliendo e ordinando luoghi ed emozioni in quello che è diventato un piccolo diario di viaggio.
Primo giorno : Ore 4:30, Sde Boker. Insieme ci dirigiamo al limite del canyon dove vedremo l’alba. Siamo nel deserto, c’è buio e si sentono solo i rumori dei nostri passi. Gradualmente, la luce ci fa scoprire i dettagli, la bellezza che ci circonda.
Il nostro pellegrinaggio parte da qui: “Dalle tenebre alla luce”.
La mattina, visitiamo l’oasi di En Avdat. Capisci veramente solo qui, come nel deserto, il valore dell’ombra e l’importanza dell’acqua. Stiamo in ascolto del tema della creazione e di come custodire e proteggere il giardino, la realtà e il creato.
Nel pomeriggio visitiamo la città Nabatea di Avdat e proseguiamo il nostro viaggio in pullman verso il campo tendato, dove dopo aver gustato una cena tipica ci siamo riuniti intorno a un falò immedesimandoci attraverso una drammatizzazione nel popolo di Mosè.
Secondo giorno: “L’occhio ammira la Bellezza, il cuore stupisce.”
Siamo in viaggio verso Eilat, dove visiteremo l’acquario e faremo il bagno nel Mar Rosso; in entrambi i luoghi avremo l’occasione di goderci ogni aspetto della Creazione.
I verbi che ci hanno accompagnato durante questa giornata sono stati: Osservare e Gustare. Avere la pazienza di gustarsi le cose, di non avere fretta. Concedersi il tempo per andare in profondità, per ammirare la bellezza e lasciarsi stupire.
Terzo giorno: Con il Mar Morto alle spalle ci avviciniamo alla località di Sodoma dove ascoltiamo il racconto di Lot.
Visitiamo la città di Masada, con Il palazzo-fortezza di Erode posto in cima alla montagna. Il panorama che si gode dall’alto toglie il fiato.
Dopo il bagno nel mar Morto prima di arrivare a Betlemme, dove ci aspetta la cena, ci fermiamo, anche se per un piccola sosta, a Gerico e in seguito nel deserto di Giuda per la messa. Qui, sono il paesaggio, il tramonto e lo stare insieme a rendere tutto stupendo.
Quarto giorno: Siamo a Beit Sahur, vicino Betlemme.
Abbiamo letto la storia di Ruth, Davide e Samuele e il capitolo dell’annuncio degli angeli ai Pastori, perché ci troviamo proprio nel luogo in cui questo è accaduto.
Concludiamo la mattina con la messa, nella grotta della Natività.
Il pomeriggio si apre con la testimonianza di suor Gemma del “Charitas Baby Hospital”, ospedale pediatrico Tutti coloro che entrano in contatto con questa struttura vivono ogni giorno le difficoltà dovute al conflitto israelo-palestinese.
Ci siamo accorti di quanto sia fondamentale il lavoro di medici e suore che li rende messaggeri e portatori di una Buona Notizia per i pazienti che gli vengono affidati.
Quinto giorno: Dopo aver attraversato la città di Sepphoris, ricca di mosaici, ci rechiamo a Nazareth dove possiamo goderci una visita alla Basilica dell’Annunciazione, abbiamo riflettuto sul completo affidarsi di Maria e sul suo SI’.
Veniamo accolti dalla comunità dei Piccoli Fratelli di Focauld e dopo pranzo ci mettiamo in ascolto della vita di Nazareth, quella di Giuseppe, Maria e Gesù.
Una vita alla luce del sole, che non si nasconde da niente e da nessuno. Una vita allenata a vivere lo straordinario gustando le piccole cose ordinarie. Dove Gesù riflette sulla preghiera, sul lavoro, sul dolore e sulle relazioni con Maria e Giuseppe.
Sesto giorno: Cafarnao. Il tempio e la casa di Pietro ci permettono di conoscere un Gesù che va a cercare l’uomo lì dov’è, lo libera e se ne prende cura. Un Gesù che ti tocca il cuore, così come ha fatto con Pietro.
Ci siamo poi diretti ai luoghi di Tabgha, nella chiesa e sulla riva del Lago di Tiberiade Qui abbiamo letto la storia di Pietro: un uomo che ha fatto i conti con la sua malattia (quella del cuore), malattia che lo ha aiutato a capire chi è. Gesù nonostante le debolezze di Pietro non lo condanna, ma al contrario gli rivolge uno sguardo di conforto, che lo porta a guarire. Anche noi coi nostri “deserti” se ci lasciamo guardare possiamo essere guariti e amati da Gesù.
Sul monte delle beatitudini al pomeriggio abbiamo letto e riflettuto sulla “divisione” dei Pani e dei Pesci. Qui la logica della condivisione a fare la differenza, la logica del donarsi all’altro per capire che c’è veramente più gioia nel dare che nel ricevere.
Alla sera saliamo in barca, sul Lago di Tiberiade, ci allontaniamo dalla riva quanto basta per non sentire la musica che arriva dalla città. È buio e si sente solo il rumore dell’acqua che fa ondeggiare la barca. Quel poco che si riesce a vedere è grazie alla luce della luna.
Siamo qui, a vivere quello che hanno vissuto gli apostoli quando in barca con Gesù durante una tormenta hanno temuto per la loro vita.
Settimo giorno: Saliamo sul Monte Tabor, il monte della trasfigurazione dove abbiamo conosciuto, anche qui, un Gesù che si mette davanti al fatto che la vita fisica non è infinita.Un Gesù che capisce che la morte fa parte del suo compito, ed è la prova più grande.
Qui,immersi in un bellissimo giardino, Don Carlo ci ha chiesto di prenderci del tempo per scrivere il nostro testamento spirituale, pensando a ciò che fino ad ora abbiamo seminato.
Ci manca solo un ultima tappa: Gerusalemme.
Ottavo giorno: La mattina ci rechiamo al monte degli Ulivi Incontriamo un Gesù che non smette di essere uomo.Anche nel momento più difficile rimane in piedi e affronta quelle paure che non riusciamo a vincere. Un Gesù che si fida, sta attento e rende grazie fino alla fine.
Nel pomeriggio ci rechiamo nella casa delle suore Comboniane, dove ascoltiamo la loro storia. La loro casa è parte del muro che divide Palestina e Isreaele e per questo hanno dovuto dividersi. Sono persone estremamente semplici, che vivono per aiutare le comunità dei beduini ad asili per i loro figli e scuole, lottando contro le istituzioni che dividono le persone.
La loro presenza è un segno di speranza per quella zona.
Nono giorno: Questa mattina visita al Cenacolo e dopo pranzo abbiamo visitato l’Abazia della dormizione di Maria sul Monte Sion e il Muro del Pianto.
All’abbazia abbiamo ascoltato la storia di altre donne delle sacre scritture in cui Maria si riconosce.
È impossibile tornare a casa senza la consapevolezza che la vera Terra Promessa è la vita vera nello stile di Gesù di Nazareth. Una vita che abbiamo avuto la possibilità di toccare con mano, una regalità che è con noi e vicino a noi! Abbiamo visto e gustato tutto ciò e adesso questa vita non ci lascia più!
Federica Denti